Come la scrittura mi ha aiutata a ritrovare me stessa

Storia di emancipazione, coraggio, ferite, traumi, violenza psicologica e felicità

Indice

• Le stanze che non vogliamo vedere
• Le nostre ferite dell’anima 
• Gli strumenti che mi hanno fatto sorridere
• Il momento in cui dici: voglio essere felice

Le stanze che non vogliamo vedere

Tra le stanze della nostra vita, ognuno di noi ha quei metri quadrati dove non vuole entrare o non vuole far vedere al mondo.

Il mondo patinato spinge a mettere da parte le emozioni negative, le ferite, i lavori insopportabili, dando loro una scusa per non osservarli. Molte più persone tendono a ingoiare, a sopportare, a procrastinare i momenti in cui pensare a se stesse e a mettersi al centro del foglio.

Io non ero da meno.

Come ti ho raccontato nell’articolo “Come cambiare vita per essere felici: perché ho lasciato il lavoro, ho creato la mia attività e ho scelto di accompagnare le persone dentro loro stesse” la scelta di cambiare vita per fare ciò che amavo, è arrivata dopo un processo di riconoscenza e conoscenza di me e di tutte quelle ferite che mi allontanavano dai sorrisi.

Le nostre ferite dell’anima

Nessuna storia è più triste dell’altra, ognuno di noi ha le sue zone d’ombra.
Le mie ferite venivano da un albero genealogico pieno di depressione, facce tristi, movimenti manipolatori più o meno passivo-aggressivi, abbandoni, perdita di autostima, vuoti di memoria, sopportazione e stasi.

Mi sono portata nel mio “sacco del viandante” parole limitanti e frasi autosabotanti, che mi svegliavano la notte in preda all’ansia di non farcela.

Ci portiamo dietro le nostre ferite dell’anima, quelle ferite di guerra che ci ricordano quanto abbiamo affrontato e quanto siamo state coraggiose.

Mi guardo le ferite e finalmente non fanno più male. Certo, a volte la mente ritorna a dirmi che non sono abbastanza e che dovrei fare di più, ma adesso ho gli strumenti giusti per andare oltre.

Gli strumenti che mi hanno fatto sorridere

Prima di raccontarti gli strumenti, voglio fare una premessa.

Questo articolo vuole darti un nuovo punto di vista, partendo dalla mia esperienza personale e di mentore. Ci tengo moltissimo, però, a spingerti verso l’esperienza: sperimenta, prova, vivi più e più esperienze e unisci gli insegnamenti.

Partendo dalla sperimentazione e continuando con l’ascolto interiore costante, avrai nel tuo cassetto degli attrezzi un tuo unico modo di accogliere e affrontare la vita.

I miei strumenti sono strumenti che partono dalla scrittura a mano e arrivano alla creazione di candele. Come dico durante le mie sessioni di mentoring, sei tu e solo tu che decidi cosa portare con te dal viaggio.

Ora possiamo partire con la lista:

• La scrittura a mano mi ha aiutata a smuovere le acque.

La traccia della matita o dell’inchiostro sul foglio crea un movimento unico, che può continuare, fermarsi, diventare più veloce o più lento in base alle sensazioni che vuoi donare a te stessa e al momento che stai vivendo.

Scrivere a mano non solo lascia un segno, ma ci definisce, ci spinge ad osservare il nostro Interno per portarlo Fuori.

Per anni ho urlato le mie ferite sui fogli, spesso anche per tutta la notte. Alcune volte è stato pesante, altre volte è stato un sollievo.

La scrittura, tuttavia, ha dato il LA a una miriade di movimenti interiori e di questo gliene sono eternamente grata.

• Un altro strumento che mi sono portata dietro è stata la meditazione, che insieme allo yoga e a tutte le discipline olistiche, mi ha insegnato a credere nel mio Sentire e nell’ascolto dei miei bisogni.
• Ciò che ha donato un colore diverso a tutto il nero dell’inchiostro sono stati i colori. Con loro e con la formazione in ArteTerapia, il filo ha iniziato a intrecciarsi e adesso posso colorare, raccontare, richiudere le ferite con un tocco colorato di emozioni in più.
• Da qui la creatività è uscita allo scoperto e ha avuto modo di trasportarmi dentro ad altri modelli di creatività, fatti non solo di colori, medium e fogli.

Sono entrata nel fulcro, infatti, nel vulcano degli strumenti iniziando a trovare un modo per crearmi fogli, candele o esperienze uniche partendo da un oggetto comune.

Un foglio è solo un foglio, ma per chi vuole può essere un mondo di evoluzione. E questo è il perché più profondo della mia metodologia.

Il momento in cui dici: voglio essere felice

Il passato non si dimentica, ma evolve.

Niente di ciò che ho vissuto se ne va, neanche la violenza psicologia, neanche la paura, neanche l’ansia; ma so che posso accogliere i miei momenti di ombra per trasformarli.

E come me, anche tu puoi farlo.

Il momento in cui ho detto basta, da oggi voglio provare a essere felice, è stato strano.

Stavo sistemando i vestiti nell’armadio, quando ho ricevuto questa frase: “tu stai sempre a lavoro, sistemi casa, vai in camera, non esci con nessun ragazzo, non è normale! Non sei normale!”

Questa frase mi ha perseguitata per anni, ma ora so che è stato grazie a lei che mi sono rialzata.
Non volevo più sentire altre frasi del genere, non volevo più sentirmi un’ospite, volevo sentirmi amata e accolta. In primis da me stessa.

Ti racconto parte della mia storia, non per autoreferenzialità, ma perché tu possa osservare dall’altro lato del muro, che ognuno di noi ha le sue storie tristi, ha i suoi traumi, le sue ferite sanguinose, ma ognuno di noi può rialzarsi, può mettersi al centro, può sorridere.

Tu hai già coraggio, sei già abbastanza, perché sei qui e te lo meriti. Fai un respiro e accogli te stessa, conosciti, inizia a prenderti cura del tuo cuore e della tua essenza.

E il mondo cambierà, il sorriso arriverà.

Fai un passo verso te stessa, è lì che inizia il viaggio di risalita.

Ti auguro il meglio. Un forte abbraccio,
Sara